Mi piace l’odore del palco di sera…
Prendo in prestito, parafrasandola, una delle più celebri battute cinematografiche (“mi piace l’odore del napalm di mattina”, pronunciata nell’originale dal colonello Kilgore / Robert Duvall in “Apocalypse Now”), per raccontare in questo articolo come sia nato il mio amore per la musica e per la fotografia di spettacolo.
Perchè sì, l’odore del palco che si respira durante i concerti (e non pensate male…, che mi riferisco alla semplice adrenalina) è sempre un po’ speciale…
Che tipo di fotografa sono?
Il mondo della fotografia – lo sappiamo – vanta decine di ambiti, tematiche, declinazioni. Ognuno in grado di raccontare agli altri qualcosa di noi e di quello che abbiamo scelto essere il nostro lavoro. E capire quale sia o possa essere il proprio settore di specializzazione, credo sia una delle cose più difficili per ogni fotografo.
Come ho già avuto modo di raccontare nelle mia pagina bio, non ci si arriva subito: un fotografo può metterci 10 anni o anche una vita prima di capire quale sia il campo in grado di definirlo. Si tratta, in ogni caso, di una ricerca in continuo divenire. E che, a volte, può anche non produrre alcun risultato…
Quello che ho tuttavia capito io approcciandomi a questo mestiere, è che chi, come me, abbia l’assurda pretesa di riuscire a catturare la realtà che ci circonda, questa può a volte essere trovata nell’unico modo in cui si ritrovano le cose (o le persone) che credevamo di avere per sempre smarrito: smettendo semplicemente di cercarle. Perchè, in alcuni casi, è proprio lei, la Realtà, a suggerire al fotografo/a quali possano essere gli scatti “giusti” per portarla a galla.
L’amore per la musica
E parlando di realtà, quella che mi emoziona e mi gratifica di più fotografare, è senza dubbio (come si può anche intuire dal mio portfolio, composto all’85% da foto di spettacolo), quella che si vive (e respira) nei palcoscenici, in mezzo al pubblico, o se se ne ha la fortuna (e le credenziali), dietro le quinte di un evento, con una certa preferenza verso tutto ciò che si esprime in musica.
Il mio amore per la più classica delle arti performative nasce con me, ben prima di quello per la fotografia, venuto dopo. Ho sempre respirato musica. Ho sempre amato ascoltarla e considero chi compone, canta o suona, degli esseri speciali, che hanno una marcia in più rispetto al resto dell’umanità.
A formare questa convinzione, ha senz’altro influito anche la fortuna di vivere a 2 passi dal Palazzetto dello Sport della mia città – oggi conosciuto come PalaCalafiore – ma che ai tempi della mia adolescenza era il semplice PalaPentimele – dove ogni 2 domeniche si esibiva (e si esibisce) la squadra di basket, occasionalmente riallestito per ospitare alcuni dei più celebri concerti organizzati nel Sud Italia a cui mi sia capitato di prendere parte, e le cui note ancora oggi rimbombano, oltre che nella mia stanza dei ricordi, anche in quella fisica dei vetri alla finestra della mia camera…
Il mio primo concerto…

È anche per questo che, all’età di 14 anni, ho potuto prendere parte al mio primo vero concerto (intendo senza l’accompagno dei genitori…). 25 settembre 1995. Questa la data del mio battesimo in cui l’artista allora conosciuto come Zucchero (senza il Fornaciari) portava anche nella mia città, oltre che in giro per il mondo, il suo Spirito DiVino Tour Mondiale. Erano gli anni di X colpa di chi, Pane e Sale, Voodoo Voodoo, Il volo… Potete quindi capire l’energia che potei respirare in quell’occasione. Un ricordo indelebile ancora oggi.
…. e il primo concerto fotografato dal vivo…
Naturalmente, a quel concerto, ne sarebbero seguiti, negli anni, molti altri: Jovanotti, Ligabue, Vasco, Articolo 31, Claudio Baglioni, solo per citare quelli i cui biglietti d’ingresso (quando ancora non si compravano online) conservo ancora oggi in una sorta di scrigno-raccoglitore, proseguendo così un rituale iniziato da ragazzina col mio diario.
E anche se già altre volte mi era capitato di fare delle foto ad un concerto con una compatta o con un cellulare, il concerto che ha azionato il famoso click, sarebbe tuttavia arrivato solo molto tempo dopo. E come spesso accade per alcune delle cose più importanti della mia vita, in maniera ancora una volta non cercata, né prevista…
SERENDIPITÀ
dall’inglese serendipity, termine coniato nel 1754 dallo scrittore inglese Horace Walpole che lo trasse dal titolo della fiaba The three princes of Serendip: era questo l’antico nome dell’isola di Ceylon, l’odierno Srī Lanka, letter. – La capacità o fortuna di fare per caso inattese e felici scoperte, mentre si sta cercando altro.
Il mio momento di serendipità legato alle foto di musica, credo si sia infatti manifestato in una serata di fine estate del 2017, durante un concerto di Fabrizio Moro, all’interno del suo Pace Live Tour, al quale non avrei nemmeno dovuto essere presente (visto che mi trovavo fuori città per una vacanza), ma a cui invece, per una serie di coincidenze, scelsi infine di recarmi da sola, senza la presenza di amici con i quali condividevo di solito questo tipo di serate. Come se sapessi che non sarebbe stato un concerto come gli altri o che niente e nessuno avrebbero potuto distrarmi dai motivi per cui mi trovavo lì.
Quello di Moro è stato infatti il mio primo concerto visto per intero dall’obiettivo della mia reflex, riuscendo così a non perdermi nessuno dei numerosi momenti “clou” della versatilità di cui sul palco è capace questo artista.
Anche se questo lo avrei realizzato solo il giorno dopo, ripercorrendo la serata attraverso i miei scatti, con cui ho potuto recuparare quei momenti che, nella frenesia di un live di quel genere, ti perdi necessariamente per strada: la passione del canto, fermata sul viso con decine di espressioni diverse; i sorrisi o la commozione verso il pubblico; il corpo che un momento esprime energia, libertà, calore e quello dopo intimità, paura, dolore.
Tutte emozioni magari presenti nei momenti di creazione di alcuni brani e che, una volta condivisi o incisi su disco, diventano magicamente di tutti, creando il filo della corda emozionale più bella che c’è al mondo: la musica e l’odore del palco quando vive.

Fabrizio Moro – Pace Live Tour 2017
Mi soffermo solo per un attimo su uno di questi scatti a cui sono particolarmente legata e che considero, ad oggi, quello che rappresenta di più la mia idea di foto live music.
Tra i fumi/odori del palco, solo l’artista e il suo strumento, con cui comunicare la fusione tra ciò che si è e ciò che fa, sublimato nella scelta del bianco e nero, ad isolare un momento che non aveva bisogno di includere altro. Se non il totale abbandono per la propria arte e la consapevolezza che tutta quell’energia stesse arrivando al proprio pubblico.
Questa è stata l’emozione più bella di quella serata, che mi ha fatto capire che non esiste posizione scomoda o disturbata nella quale ci si trovi (e la bolgia umana di quella sera, ne ha create parecchie!…) che impedisca al proprio occhio e alla propria ricerca, di ottenere l’esatta immagine che si spera di portare a casa.
E scoprire di riuscire a restituire agli artisti il volto delle loro intensità emotive e fisiche, è stato ed è tutt’ora, una delle cose più belle di quello che, dopo una lunga ricerca…, oggi mi piace poter considerare il mio ambito di specializzazione professionale tra i tanti che è in grado di offrire il magico mondo della fotografia.
E voi? Quali sono le emozioni o i ricordi legati al vostro primo concerto? Quale quello che ricordate con più piacere e nostalgia? Se vi va, discutiamone pure nei commenti più sotto.
Mi chiamo Manuela Faccì, blogger e fotografa freelance specializzata in foto di spettacolo ed eventi dal vivo a Reggio Calabria e provincia. I libri e la lettura sono invece la mia seconda passione che, da un po’, mi diletto ad esercitare su Librangolo, il blog in cui mi occupo di recensioni e notizie letterarie.
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…non dirlo a me!!…basso appeso al collo (sto imparando a rilento) Fotografica in mano, emozione dentro, sali sul palco facendo in modo che nessuno ti veda. Scatti, poca luce, cambio colore e ci va la forza di un marines senza napalm ….ti immedesimi in chi suona in chi canta e ci leggi la passione. La scrivi con i tuoi scatti e dentro Apocalisse adesso! Questo e’ cibo per gli dei !!! Grande MAnuEla, parliamo la stessa lingua, anzi suoniamo lo stesso strumento!!! Ciao, complimenti e alla prox apocalisse 🙂
Che scenario meraviglioso che hai descritto Mario, ti ringrazio! Mi sembrava di vederlo…e spero in una apocalisse musico-fotografica anche io, al più presto! Strumenti alla mano e click a volontà…
Che belle parole piene di passione sia per la musica sia per la fotografia. Sei un’artista pura capace di trasformare un attimo fuggente in qualcosa di concreto. Brava Manuela! L’arte è la rappresentazione pratica della terza dimensione ovvero del mondo dei sogni e delle emozioni che non sono null’altro che il più potente carburante della vita. Il mio primo concerto? Ne ho un ricordo meraviglioso: Eric Clapton nel 1986 al Palasport di Milano. 😃
Ringraziandoti per le belle parole spese per me Diane, ti confesso che invidio molto che tra i tuoi concerti ci sia quel meraviglioso artista di Eric Clapton! Lo ascolto da sempre e sentirlo suonare dal vivo, sarà stata un’emozione unica! Grazie per averla condivisa qui.
Manu sei bravissima a fare le foto e mi fotografi dal mio primo giorno di vita e lo farai per sempre!!! Paolo❤️
Queste sono parole che mi emozionano particolarmente, grazie Paolo. Spero di continuare a fotografare ancora tutta la tua lunga vita.
Condivido pienamente il contenuto del tuo articolo. Come potrebbe essere diversamente, considerato che in passato sono stato gratificato dai tuoi scatti nella mia veste di musicista. Hai avuto sempre la capacità di immortalare, a parte la persona, soprattutto le emozioni. E solo chi è dall’altra parte dell’obiettivo può riconoscerle appieno. Proprio in questo risiede la tua professionalità. Complimenti. Ti auguro di avere tutte le soddisfazioni che il tuo lavoro possa darti.
Ciao Francesco,è un piacere ritrovarti con questo bel commento su cosa ricordi delle occasioni in cui sono stata ai tuoi live. La musica non dovrebbe fermarsi mai e mi auguro che possa continuare a dare, a chi suona, ascolta o scatta, le emozioni ineguagliabili che solo lei sa produrre!
Bell’articolo, mentre leggevo mi venivano in mente tutti i concerti in cui ho partecipato sia come spettatore che come musicista.
C’è una frase di un grande musicista che mi piace citare ” quando sei sul palco dimentica lo studio e la conoscenza del tuo strumento. La musica è la tua esperienza, i tuoi pensieri, la tua saggezza. Se non la vivi, non verrà mai fuori dal tuo strumento ” C.P.
Vivendo la doppia esperienza di ascoltatore della musica e di colui che la suona, puoi sicuramente capire appieno il senso della frase molto bella con cui hai deciso di accompagnare il tuo commento, per il quale ti ringrazio.
Molti di noi quando diciamo “mi fai una foto?”, sembrerebbe che sminuiamo il lavoro che c’è dietro quello scatto. Non credo che a Dante, gli si potesse dire: mi scrivi una prosa, ecco non è possibile farlo. Quindi riuscire a comporre quell’attimo, rende vivo tutto il momento. Complimenti!!
Grazie Pietro, concordo sul fatto che molte persone pensano che in fotografia, sia tutto un pò frutto del caso e di un tempismo fortunato. Senza dubbio, quest’ultimo aiuta, ma senza un occhio “allenato” a vedere oltre, non si ottiene quasi mai uno scatto degno di questo nome.
Sei praticamente un’artista rinascimentale, di quelli che si occupano di più discipline contemporaneamente..nel tuo caso scrittura,fotografia 🙂
Artista rinascimentale mi mancava! Grazie davvero Alessandro, sono due passioni diverse ma con tanti canali espressivi in comune.
In fondo, condividere emozioni è, di fatto, amplificarle.
Le tue parole, ed i tuoi scatti, non sono che dei Marshall. Capaci di gonfiare, in modo perentorio, dell’anima i sussulti.
Grazie di cuore Michele, cos’altro aggiungere a delle parole così belle? Commenti come il tuo, amplificano ancor di più, anche la gioia di condividere qui con voi quanto provo a fare.
Sentire musica, ascoltarla, capirla, sono cose distinte. Presenziare ad un concerto, vederlo e saperlo apprezzare, sono altri aspetti distinti. Guardarlo attraverso l’obiettivo della propria macchina fotografica ti può aiutare a cogliere, come hai detto tu, le varie espressioni ed emozioni interpretative che normalmente sfuggono anche ai fan di un artista. Ho avuto modo anch’io di presenziare a diversi concerti, certo da ragazzo spintoni per arrivare sotto il palco e poi cantare a squarciagola e fare casino insomma… tuttavia il concerto che ricordo maggiormente con piacere è stato tenuto nella nostra Reggio Calabria quando tutto sembrava rose e fiori ed ospitare artisti di livello in piazza Indipendenza era all’ordine del giorno, fu la serata di Gianna Nannini, sino al 2006 non tanto apprezzata poi la svolta, era il tempo di “Sei nell’anima”… Chi ha una vena artistica secondo me sa cogliere i dettagli meglio di altri, poi fotografare per lavoro le proprie passioni è solo per chi in quello che fa ci crede veramente… anche se detto da un amico che può sembrare pure di parte, il mio invito è: “….avanti così Manu”.
Grazie per l’incoraggiamento Peppe e per aver condiviso in questo spazio il tuo ricordo al concerto della Nannini, al quale c’ero anche io, purtroppo fresca di un piccolo incidente e che mi impedii di godermelo appieno come avrei voluto. Ma l’energia di questa immensa artista, rimane ancora oggi vivida nelle mie orecchie, come quello di tutta la musica, ben suonata e cantata!
Penso che i tuoi scatti arrivano direttamente al cuore… Sei una grande professionista e condivido a pieno la tua arte! Spero un giorno di condividere il palco con te, chissà…!! Il palco che tante emozioni dà e che non tutti possono comprendere!
Grazie mille Gino, spero che anche per te, ci sarà sempre la possibilità di esprimerti con la musica, trasmettendo a chi ti ascolta, le belle emozioni che sai comunicare con i tuoi strumenti!